Lamezia Terme, presentato il bollettino climatico e i “nemici del clima” in Calabria

Un analisi delle temperature medie e delle precipitazioni negli ultimi 40 anni a Lamezia Terme, gli eventi climatici estremi in città nell’ultimo decennio, i “nemici del clima” in Calabria e le proposte per un’azione di contrasto concreta ai cambiamenti climatici.

Nel corso della conferenza stampa è stato presentato il bollettino climatico, uno strumento elaborato da Legambiente al fine di evidenziare come il cambiamento climatico sia un tema drammaticamente attuale anche nelle nostre città, oltre a essere una questione globale. I dati raccontano come il clima stia cambiando, non solo per le temperature sempre più elevate, ma anche nel regime delle piogge sempre più intense e che stanno provocando danni e disagi alle infrastrutture urbane e quindi ai cittadini. 

In particolare, i dati evidenziati da Legambiente prendono in esame le temperature medie della città di Lamezia Terme dal 1979 ad oggi, facendo registrare un aumento medio di circa 1 °C, sia nelle temperature medie massime che minime.

Sono 12 gli eventi climatici estremi individuati da Legambiente che hanno coinvolto il territorio comunale di Lamezia Terme dal 2010 ad oggi, di cui 7 classificabili come allagamenti da piogge estreme, 3 trombe d’aria, una esondazione fluviale e una frana provocata da piogge intense. 5 dei 12 eventi sono stati registrati tra il 2018 e il 2019.

Piogge e venti forti che hanno provocato nell’ultimo decennio frane e cedimenti, cadute di alberi, esondazioni e conseguenti allagamenti. Ma anche danni a strade, abitazioni, scuole e coltivazioni, oltre che disagi alla popolazione e in un caso la perdita di vite umane.

Tutte conseguenze che mettono in evidenza una città ancora non attrezzata ad accogliere questi fenomeni ma anche a tenere in sicurezza la popolazione, eventi che ormai come denunciato da anni si fanno sempre più frequenti.

Tra gli eventi più intensi e tragici quello registrato nell’ottobre 2018 quando a causa del prolungato nubifragio, le forti piogge hanno provocato allagamenti di strade, abitazioni ed attività commerciali, provocando purtroppo il decesso di 3 persone. Ma a mettere a rischio i cittadini di Lamezia Terme vi è anche la caduta di alberi causata dai forti venti, come accaduto ad esempio nell’ottobre del 2016, quando il vento e una tromba d’aria hanno portato allo scoperchiamento del tetto di una scuola. I dettagli sugli eventi climatici estremi a Lamezia Terme sono disponibili su cittaclima.it.

“Ciò che accade nei territori ci racconta che i cambiamenti climatici rappresentano un dato di fatto – ha evidenziato Katiuscia Eroe, portavoce del Treno Verde – abbiamo la necessità di agire con azione concrete e lungimiranti, per fare in modo da non superare i termini dell’Accordo di Parigi. Per fare questo dobbiamo innanzitutto capire che gli eventi estremi che accadono nei territori sono emergenze che spesso non vengono affrontate come tale”.

Secondo il registro europeo E-PRTR, sono 8 i principali settori che, nel 2017, hanno contribuito ad emettere in atmosfera 135,1 milioni di tonnellate di CO2. Tra questi l’industria mineraria, chimica e metallurgica, ma quello che incide maggiormente è il settore energetico che da solo rappresenta il 74,9% delle emissioni totali di CO2. Impianti alimentati a fonti fossili: carbone, gas e olio combustibile, inquinanti e climalteranti. 

In Calabria le emissioni climalteranti, nel 2017, sono state pari a 4,15 milioni di tonnellate, ovvero il 3% delle emissioni nazionali, tutte provenienti da 4 centrali termoelettriche: la centrale di Altomonte (Cs) con 1,5 milioni di tonnellate di CO2, seguita dalle centrali di Simeri Crichi (Cz) con 1,48 milioni di tonnellate, di Rizziconi (Rc) e di Scandale (Kr).

Sono diverse le proposte elaborate da Legambiente con il fine di contrastare i cambiamenti climatici in Calabria.

Innanzitutto è necessario redigere piani locali di adattamento a questi cambiamenti. In questo senso, i piani dovrebbero contenere alcune misure in tema di pianificazione e sviluppo delle aree urbane, sviluppando piani di efficientamento dell’edilizia pubblica e privata, sostenendo politiche di solarizzazione degli edifici e le iniziative mirate all’autoproduzione di energia da fonti rinnovabili, anche mettendo a disposizione della collettività coperture per lo sviluppo di impianti collettivi. Al tempo stesso occorrerebbe vietare l’edificazione nelle aree a rischio idrogeologico, l’utilizzo dei piani interrati come abitazioni e l’intubamento dei corsi d’acqua.

Salvaguardare le aree urbane significa tutelare la permeabilità dei suoli e mettere in sicurezza le infrastrutture dai fenomeni meterologici estremi. Ma significa anche recuperare, riutilizzare e risparmiare l’acqua negli interventi edilizi, utilizzare materiali in grado di ridurre l’effetto “isola di calore” nei quartieri.

È possibile, infine, predisporre un piano di interventi sugli spazi pubblici, a partire da piazze e parcheggi, che prevedano ad esempio vasche sotterranee di recupero e trattenimento delle acque piovane.

“È necessario trasformare contesti urbani e rurali – ha affermato nel corso dell’incontro con la stampa Caterina Cristofaro, direttrice di Legambiente Calabria – con il fine di renderli più adatti ad accogliere eventi estremi, e in modo da non mettere in ginocchio i settori produttivi e quelli agricoli, che in Calabria rappresentano un ambito di pregio”.

La seconda e ultima giornata del Treno Verde a Lamezia terme proseguirà nel pomeriggio. Dalle 16 alle 18:30 il percorso mostra allestito a bordo sarà aperto al pubblico. Alle 16:30, inoltre, lo street artist Antonio Saladino realizzerà un’opera sui cambiamenti climatici.

Domani il convoglio ambientalista lascerà la Calabria per dirigersi ad Agrigento, dove il 20 febbraio prenderà il via la seconda tappa del tour 2020.

REDAZIONE

 

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