Il presidente de “Il Coraggio di Cambiare l’Italia”, Giuseppe Graziano, in merito alla questione della diga nell’alta Valle dell’Esaro

COSENZA – A quando la riapertura dei cantieri per ultimare la costruzione del bacino idrico dell’alta Valle dell’Esaro? I lavori, fermi ormai da oltre dieci anni, hanno lasciato una delle aree più belle e incontaminate della Calabria del nord in preda al degrado. Cosa fa la Regione? Sarebbe opportuno che il Governo Oliverio intervenisse con forza in questa vicenda per sbloccare un’opera già finanziata che potrebbe risultare strategica sia sul piano occupazionale che nell’erogazione dell’acqua potabile e irrigua nel territorio provinciale di Cosenza e dello Jonio sibarita. Territori, questi, che, pur essendo ricchi di risorse idriche, puntualmente in modo paradossale si trovano a dover fare i conti con lunghi periodi di siccità. È quanto sostiene il presidente de Il Coraggio di Cambiare l’Italia, Giuseppe Graziano, che in merito alla questione della diga nell’alta Valle dell’Esaro, un’altra grande incompiuta calabrese, ha raccolto le istanze dei cittadini e dei comitati territoriali e scritto al Governatore. Sulla carta – aggiunge Graziano – si tratta del più grande ed importante invaso della Calabria che in potenza riuscirebbe a risolvere, in modo quasi definitivo, il problema della carenza idrica sia di Cosenza città e dell’hinterland che dell’area ionica sibarita. Se ne iniziò a parlare negli anni 80 e all’epoca si trovarono anche i fondi per finanziare l’opera e iniziare i lavori. Poi, come spesso accade in Calabria, ad un tratto tutto si è fermato. Il cantiere, di cui oggi rimane solo un ammasso di rottami arrugginiti in mezzo ad un patrimonio naturale inestimabile, è stato chiuso dalla sera alla mattina e da circa dieci anni nessuno sa se e quando l’opera sarà terminata e messa in funzione. Non sono d’accordo con chi sostiene che la diga sia un monumento allo spreco, ammesso che ogni iniziativa mirata a far fronte e risolvere i problemi di pubblica utilità è necessaria allo scopo. E la portanza che dovrebbe avere questo bacino rappresenta sicuramente una soluzione ai problemi della carenza idrica della provincia di Cosenza. Il problema vero – dice ancora Graziano – che riscontro quotidianamente tra i calabresi sono le promesse della politica che molto spesso vengono disattese, suscitando di riflesso quel sentimento di odio e avversione verso le istituzioni. Ecco perché bisogna essere chiari ed avere il coraggio di consolidare un rapporto di verità con la gente. Nei mesi scorsi il Governatore in visita a Malvito ha assicurato che la diga sarà presto completata. Vorremmo sapere, però, che tempi ha quel “presto”! Perché al momento l’immagine che ritorna alle popolazioni della valle è solo di un ambiente violentato da colate di cemento, grandissimi raschiamenti di terreno e cumuli di lamiere. Se a questo, poi, – precisa il leader del CCI – si aggiunge che la diga non è l’unica opera incompiuta che insiste sul territorio, è chiaro che qualcosa si è interrotta nella pratica dell’amministrazione pubblica. C’è un altro grande punto interrogativo, legato a doppio filo con la questione della mobilità calabrese, che è quello dell’ultimazione del raccordo stradale Jonio-Tirreno. E sarebbe opportuno – conclude Graziano – che Oliverio fosse chiaro anche sul futuro di questa importante opera, strategica sia per il turismo che per l’economia agroforestale dell’area appenninica.

Redazione

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