Marco Porcaro (IDM): Solo i Sindaci potranno rilanciare il Paese

Il Coronavirus ha cambiato molte cose: stili di vita, modelli economici, interazioni sociali. C’è una cosa che non è cambiata rispetto al passato e non cambierà: l’importanza dei sindaci per il futuro delle comunità. In questi mesi complessi i Comuni hanno subito l’impatto di uno tsunami avendo a disposizione strumenti per fronteggiare al massimo una mareggiata di fine estate. Eppure proprio i sindaci sono stati i primi ad intervenire per garantire i mezzi di sussistenza alle famiglie in difficoltà, per assicurare la sicurezza ed il controllo del territorio, per introdurre misure che favorissero la rapida riapertura delle attività commerciali in sicurezza. Per fronteggiare la pandemia i comuni hanno ricevuto ad oggi dal governo 4,3 miliardi di anticipazione sul fondo di solidarietà comunale, più 400 milioni per consentire l’erogazione di buoni spesa ai cittadini più bisognosi. Ma chiariamoci: i 4,3 miliardi sono un’anticipazione di un’entrata che avrebbero comunque ricevuto e i 400 milioni sono stati sicuramente utili per dare un sussidio immediato ai bisognosi, ma del tutto insufficienti visto l’impatto devastante del Covid-19 sulle comunità. Nessuno oggi si interroga sul fatto che quando partirà la fase 2 i comuni si troveranno senza risorse per garantire i servizi essenziali. Sarebbe infatti folle immaginare che le famiglie, le imprese, i disoccupati, i cassaintegrati, i precari, possano pagare i tributi locali senza aver maturato alcun reddito nei mesi precedenti. Le riscossioni su Tari e Imu raggiungeranno i minimi storici aggravando le crisi di liquidità già diffuse in tutti i comuni italiani, in particolare al sud dove già le condizioni erano complesse prima dell’emergenza.

Allora è il tempo di cambiare marcia. Occorre un piano straordinario per rilanciare i territori e ciò è possibile solo garantendo ai comuni nuove risorse per fronteggiare l’emergenza ma soprattutto allentando le maglie di una burocrazia che rallenta lavori pubblici e iniziative imprenditoriali. È di ieri l’appello al Governo dei sindaci metropolitani che hanno chiesto di essere nominati commissari straordinari delle città per far ripartire l’economia. Un appello che si allarga anche alle regioni che troppo spesso interferiscono nelle competenze dei comuni e che in questa fase dovranno necessariamente supportare economicamente gli enti locali in settori cruciali come idrico e rifiuti.   I sindaci non vogliono fare il colpo alla zecca di stato, nessuno vuole essere protagonista della Casa di Carta, ma è un dato di fatto che anche in questa emergenza i primi a dare risposte concrete alle comunità siano stati proprio i primi cittadini. Da troppi anni si attendono risposte sul superamento della spesa storica, sul fondo perequativo per i comuni finanziato dallo Stato, sulla riforma del sistema tributario locale, sul superamento dei vincoli contabili che inchiodano gli unici enti che hanno contribuito realmente ad una spending review attraverso una riduzione drastica della spesa corrente. Allora è il tempo che tutti gli amministratori locali, guardando oltre la propria appartenenza ideale ed ideologica, si uniscano sotto un’unica bandiera per ottenere una nuova centralità dei comuni nell’assetto istituzionale. Una bandiera verde, bianca e rossa come la fascia che i sindaci continueranno a portare con orgoglio sul cuore quando tutto sarà finito e al fragore del Coronavirus seguirà il silenzio di territori e comunità colpite nel profondo.

REDAZIONE

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