Età e curriculum dentro e fuori la politica

A cura dell’Avv. Luigi Salvatore Falco

L’età e il curriculum sono, oggigiorno, variabili fondamentali che influenzano il mercato del lavoro e determinano la differenza tra il “sei assunto” e il “le faremo sapere”.

Nella società contemporanea, quantomeno nei paesi “sviluppati”, sempre maggiore è la “cultura” impartita da scuole ed università, pubbliche e private, con una proliferazione di conoscenza oltre che di titoli accademici di ogni genere e specie.

In quest’ottica di “alta” alfabetizzazione è oramai necessario detenere quel “pezzo di carta” anche per svolgere mestieri che prima erano definiti “umili”.

In altre parole, se fino a pochi anni fa per svolgere determinati i mestieri in commento “bastava” un diploma, o addirittura una semplice licenzia media e/o elementare, oggi per svolgere quegli stessi mestieri sembra (indispensabile!) avere una laurea!

Facciamo un esempio.

Primo tra tutti: il “posto” al call center.

Un lavoro di tutto rispetto ma che da qualche tempo a questa parte sembra “imborghesito” giacché moltissimi giovani con lauree, master e titoli accademici superiori (chi più ne ha più ne metta!), forse poiché il mercato non offre altro, presentano copiosamente i loro curriculum presso queste società con la speranza di un posto di lavoro.

Ciò merita un’osservazione: tralasciando i posti di dirigenza e similari, è necessaria una laurea in matematica piuttosto che in ingegneria o giurisprudenza per lavorare nei call center?

È bene precisare che NON ho alcuna intenzione di offendere chi (o per campare o perché effettivamente lo ha scelto) lavora nei call center in quanto questo mio ragionamento culmina con una provocazione: e per fare politica che credenziali necessitano?

Se per lavorare in un call center, nel nostro tempo, è (quasi!) richiesto un titolo di alta formazione, per svolgere un importante munus pubblico come l’assessore, il ministro o il presidente cosa serve?

Facciamo un esempio.

Sig. Luigi Di Maio, classe ’86, si iscrive prima alla facoltà di ingegneria e poi a quella di giurisprudenza senza conseguire la laurea. È stato vice Premier italiano e Ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico e, attualmente, ricopre la carica di Ministro degli Esteri.

Dunque, pare che in Italia i giovani senza “curriculum” possano fare i Ministri mentre i giovani con il “curriculum” possono ambire a un posto nei call center!

È bene precisare che questa non è una statistica bensì un mera provocazione auspicando un confronto su un argomento, per certi versi, alquanto sconcertante anche in ragione del diverso trattamento economico percepito da chi lavora al call center e chi, invece, fa il ministro.

È bene, altresì, specificare che NON è il titolo a fare l’uomo in quanto molti grandi uomini e donne che conosco non detengono titoli accademici.

Ecco, io la provocazione l’ho fatta.. ora spetta ai lettori riflettere.

REDAZIONE

 

 

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