Decreto liquidità. CNA “Così non va. Si cambi o l’Italia si ferma”

“Così non va, si dice una cosa in conferenza stampa e se ne fa un’altra nella realtà”. Ci va giù molto duro la Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media impresa  sul nuovo decreto liquidità pubblicato il 9 aprile in Gazzetta Ufficiale.

Il testo non soddisfa l’urgenza di mettere a disposizione di tutti gli operatori economici la minima liquidità necessaria a far fronte alle spese correnti che devono essere onorate per non far saltare tutta la catena dei pagamenti.

Senza liquidità non si potranno pagare stipendi, affitti, fornitori mettendo in crisi famiglie e altre imprese

L’automatismo introdotto per la concessione della garanzia, infatti, non assicura neanche per gli importi inferiori a 25mila euro la concessione di credito bancario; lasciando, di fatto, la valutazione del merito di credito, della durata e delle condizioni applicabili in mano alle banche.

Non è sicuro neanche che gli imprenditori possano ottenere credito aggiuntivo. Il decreto, infatti, prevede che il debitore possa consentire alla banca di non aumentare l’esposizione, ed essendo in posizione di oggettiva debolezza, potrebbe cedere alla richiesta della banca di sostituire posizioni in essere con crediti totalmente garantiti dallo Stato.

Siamo profondamente delusi anche per la dimensione dell’intervento; lo stanziamento di 1.729 milioni di euro, destinato ad incrementare la dotazione del Fondo, potrà assicurare al massimo 20 miliardi di nuovi crediti pari all1% del fatturato di tutte le imprese che possono essere garantite dal Fondo di Garanzia.

Una soluzione destinata a seminare sconcerto e rabbia tra chi confidava veramente di poter avere mezzi finanziari sufficienti per non essere costretto a chiudere.

In questo momento, così drammaticamente difficile, i provvedimenti hanno l’obbligo di essere veloci ed efficaci: serve un percorso rapidissimo per mettere a disposizione delle imprese nuovo credito senza burocrazia, senza procedure valutative, a zero interessi, con 24 mesi di preammortamento e 10 anni per la restituzione.

Invitiamo il Governo e il Parlamento a correggere immediatamente il provvedimento per mettere in condizioni artigiani, imprenditori, autonomi e professionisti di affrontare con un minimo di serenità il futuro.

REDAZIONE

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